skip-to-content-text

La storia del trapianto di rene da donatore vivente di Giuliana: scegliere l’amore invece della paura

Giuliana Mingiardi

Non ho più un rene ma tutto l’amore che ho dato mi è tornato. Donando a mio marito ho capito cosa vuol dire aprirsi alla vita, accettare ciò che ti presenta e agire con fiducia.

Ci siamo sposati nel 2017, avevo vent’anni, dopo due anni è nato nostro figlio ma quando aveva nove mesi la situazione di mio marito è peggiorata e si è reso necessario un nuovo trapianto. Lui infatti, si era già sottoposto a trapianto nel 2004 con il rene donato da sua madre. Era il 2019 e volevo il secondo figlio, ma la vita mi ha presentato altro e così non ho pensato più a una gravidanza ma a donare a mio marito.

Tutti gli esami hanno mostrato una forte compatibilità, è stato un dono del Signore perché se è facile che vi sia compatibilità tra consanguinei non è scontato che vi sia tra coniugi. Durante quegli esami ho letto l’informativa secondo la quale il rischio di complicazioni era molto basso ma esisteva. Ho riflettuto molto perché avevo un figlio a casa, non si può scegliere tra marito e figlio. In chiesa ci hanno sempre detto di aprirci alla vita, di accettare quello che il Signore ti pone davanti, allora ho deciso di mettere davvero in pratica questo insegnamento, di pensare all’oggi, il domani non mi appartiene.

Dalle stanze d'ospedale alla casa

Ci siamo ricoverati nel dicembre 2020. Eravamo in due camere diverse che si affacciavano sullo stesso corridoio, ci guardavamo da lontano e parlavamo al telefono. Quando il capo infermiere ci ha visto così, ci ha permesso per quella notte di dormire insieme, “Ma con la porta aperta”. La mattina gli ho dato un bacio e siamo andati. Tendo a essere sempre serena e felice di quello che ho, così in sala operatoria ero di buon umore, i medici mi chiedevano dei miei cantanti preferiti ma forse lo facevano per capire se l’anestesia stava facendo effetto. Si sono presi cura di noi sotto ogni aspetto, come quando dopo l’operazione gli infermieri sono entrati in camera per mostrarmi un video di mio marito in cui diceva che mi amava e stava bene. Poi hanno registrato la mia risposta, “Ti amo anche io” gli dicevo. Sono stata ricoverata tre giorni, lui una settimana. Il 20 dicembre eravamo a casa e abbiamo fatto Natale con nostro figlio.

Guarire i cuori, perseguire i sogni

Quando ho donato il rene ero iscritta all’università, in Tecnica della riabilitazione psichiatrica. Grazie all’aiuto di mia madre e di mia nonna ho continuato a studiare, il giorno prima del ricovero ho dato un esame e ho preso trenta e lode. Nei giorni di convalescenza ho preparato l’esame di chirurgia, avevo portato in ospedale gli appunti, e l’ho superato con ventotto. Dopo l’operazione è stato più facile sostenere gli esami universitari, la mente alleggerita aveva molto più spazio per le nozioni da imparare. Quando già ero vicina alla laurea, sei mesi dopo il trapianto, sono rimasta incinta. La dottoressa ci aveva detto di aspettare un po’, mio marito prendeva un farmaco antirigetto. Eravamo preoccupati però ho ricordato ciò che avevo imparato donando e anche in questo caso ho agito così, aprendomi alla vita.

A novembre 2021, dopo meno di un anno dall’operazione, mi sono laureata, a marzo 2022 è nata mia figlia, fin dal parto la bambina stava benissimo. A dicembre del 2022 ho trovato lavoro in una struttura per pazienti con disturbi psichiatrici forti, li aiutiamo a recuperare una vita normale. La gioia più grande nel mio mestiere è vedere che molti hanno una famiglia e un lavoro adesso. Penso che l’amore che dai poi ritorna. Penso che se tutti potessimo donare un pezzettino di amore per l’altro sarebbe una rivoluzione.

Contatta | UPMC
Contatta UPMC

Per fissare un appuntamento, richiedere un secondo parere medico o saperne di più sui servizi UPMC per i pazienti internazionali.