skip-to-content-text

Coronavirus. UPMC Salvator Mundi nella gestione dell'emergenza Covid-19. Intervista al Prof. Giovanni Vizzini.

Abbiamo rivolto alcune domande al Prof. Giovanni Vizzini, Chief Operating Officer e Direttore Medico-Scientifico di UPMC Italy, Direttore Sanitario di UPMC Salvator Mundi International Hospital.

UPMC Salvator Mundi International Hospital sta accogliendo, per un primo accertamento, persone con sintomi che potrebbero essere ricondotti al COVID-19. Come funziona?

Nel contesto dell'attuale pandemia di SARS-CoV-2, tutte le persone che accusano disturbi simil-influenzali e/o respiratori devono assumere comportamenti atti ad evitare che, qualora l'origine dei sintomi sia una infezione causata dal COVID-19, il contagio si propaghi a familiari, conviventi e ad altri eventuali contatti. Lo strumento più efficace è semplicemente l'isolamento (auto-isolamento volontario) del paziente a domicilio (questa è la raccomandazione di tutti gli organismi sanitari nazionali ed internazionali). Quando però le condizioni del paziente peggiorano, realmente o vengono percepite come tali, è naturale che lo stesso paziente o più spesso i familiari cerchino assistenza presso una struttura sanitaria.

Nell'ultimo periodo abbiamo assistito presso UPMC Salvator Mundi un elevato numero di pazienti con sintomatologia “sospetta". Abbiamo per questo motivo attivato il “Rapid Response Team" per la gestione coordinata dell'emergenza ed elaborato e messo in pratica una procedura di triage del paziente che prevede un percorso protetto presso la nostra struttura (accesso separato, area di osservazione dedicata, etc.) e l'utilizzo da parte di tutto il personale sanitario coinvolto di dispositivi di protezione individuale per la massima salvaguardia possibile della salute degli operatori e per la riduzione del rischio di contagio. La maggior parte dei pazienti, dopo l'esecuzione dei test, è risultata affetta da infezioni respiratorie “comuni", ma abbiamo anche individuato, tra i molti pazienti sintomatici, infezioni da SARS-Cov-2.

Può farci un esempio di un caso di paziente risultato positivo? Che iter avete seguito?

Tutti i pazienti con sintomatologia simil-influenzale e/o respiratoria sono stati mantenuti in isolamento e sottoposti al test diagnostico attualmente considerato “gold standard", cioè il test di biologia molecolare su materiale prelevato con tampone nasale e oro-faringeo. Attraverso un accordo con il Centro di riferimento regionale “Ospedale L. Spallanzani" di Roma, abbiamo inviato i campioni biologici presso il loro laboratorio, ricevendo il risultato nell'arco delle 12-18 ore successive all'invio. In caso di risultato negativo, il protocollo prevede la ripetizione a 24 ore di distanza, di un secondo esame su tampone. Solo dopo un secondo risultato negativo il paziente viene considerato “non-COVID-19" e ammesso presso il reparto di degenza della nostra struttura, non più in isolamento. Nei casi in cui invece il test sul tampone è risultato positivo, è stata organizzato prontamente, con l'ausilio del sistema regionale delle emergenze del 118, il trasferimento presso uno dei Centri COVID-19 della città di Roma per il proseguimento delle cure del caso.

Il resto dell'attività clinica come si sta svolgendo?

Le misure di distanziamento sociale e le restrizioni al movimento delle persone hanno ovviamente fortemente influenzato l'attività clinica, riducendo significativamente tutta l'attività ambulatoriale e tutta l'attività chirurgica in elezione. Per la gestione di problemi che non richiedono il ricovero, ma che necessitano di una pronta valutazione da parte del medico, abbiamo avviato un programma di visite a distanza, supportato da sistemi di telemedicina, che verrà attivato nei prossimi giorni. Abbiamo però mantenuto attiva la struttura per le emergenze chirurgiche e per i ricoveri, soprattutto di area medica, motivati dalla presenza di problemi clinici non rinviabili. Un significativo numero di pazienti, soprattutto anziani e/o con malattie croniche associate, è stato ammesso per severa sintomatologia simil-influenzale e/o respiratoria (non-COVID-19), associata a gravi complicanze polmonari (polmonite).