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Radiofrequenza: trattamento dei tumori del pancreas per via ecoendoscopica. Intervista al Dott. Alberto Leonardo Larghi

Uccidere le cellule neoplastiche con il calore. Grazie alla radiofrequenza per via ecoendoscopica è possibile raggiungere e trattare tumori localizzati in sedi dell'organismo altrimenti difficilmente accessibili, come ad esempio il pancreas: una procedura molto sicura, con un basso tasso di complicanze rispetto all'intervento chirurgico, utilizzata con successo nel trattamento dei tumori del pancreas e il cui impiego clinico sta notevolmente aumentando. Ne parliamo con il dott. Alberto Leonardo Larghi, gastroenterologo, pancreatologo ed ecoendoscopista di UPMC Salvator Mundi International Hospital, esperto, tra l'altro nel trattamento con radiofrequenza di tumori pancreatici di tipo neuroendocrino e adenocarcinoma, metastasi pancreatiche da altri tumori e lesioni neoplastiche di altra natura.

Dott. Larghi, spieghiamo brevemente cos'è la Radiofrequenza e come funziona.

La radiofrequenza (RFA) è un trattamento ablativo, basato sulla differenza di potenziale tra due elettrodi, che genera tensione elettrica e, di conseguenza, calore localizzato che permette di uccidere le cellule neoplastiche. In gastroenterologia, l'indicazione principe è il trattamento con RFA del tumore epatico primitivo eseguito per via percutanea.

Esistono altre indicazioni al trattamento con RFA di patologie del tratto gastroenterico?

Recentemente è stato prodotto un ago da RFA utilizzato specificatamente sotto guida ecoendoscopia (EUS-RFA). Attraverso questo ago si possono trattare siti altrimenti difficili da raggiungere, come il pancreas, il mediastino e la pelvi. Le indicazioni principali sono i tumori pancreatici (neuroendocrino e adenocarcinoma), le metastasi pancreatiche da altri tumori e, in via sperimentale, altri tumori come quelli ginecologici recidivanti e renali che non rispondono all'immunoterapia.

Per quanto riguarda i tumori neuroendocrini del pancreas, quando e perché preferire il trattamento con RFA per via ecoendoscopica?

Storicamente, il trattamento dei tumori neuroendocrini del pancreas è l'intervento chirurgico, che tuttavia è gravato da mortalità (fino al 3%) e insorgenza di complicanze (fino al 40%). Nei tumori funzionanti, cioè che producono un eccesso di ormoni che causano sintomi, la EUS-RFA è ormai diventato il trattamento di scelta. Per i tumori non funzionanti di piccole dimensioni (<2cm), solitamente diagnosticati in modo incidentale e del tutto asintomatici, la EUS-RFA può evitare al paziente i rischi e le complicanze dell'intervento chirurgico, con risultati molto promettenti in termini di efficacia.

Qual è invece il ruolo della EUS-RFA nell'adenocarcinoma pancreatico, tumore molto aggressivo e letale?

In questo tipo di tumore, il ruolo dell'EUS-RFA è meno preponderante rispetto ai tumori neuroendocrini. Viene infatti per il momento utilizzato come trattamento loco-regionale nei pazienti che hanno svolto tutti i possibili approcci terapeutici o in caso di ricorrenze.

Dott. Larghi, quali tipi di metastasi al pancreas vengono trattati con la EUS-RFA?

Attualmente le metastasi più frequentemente trattate con EUS-RFA sono quelle da carcinoma renale che hanno un comportamento molto particolare in quanto si possono sviluppare a molti anni di distanza dall'asportazione del tumore primitivo e il pancreas rappresenta in genere l'unica sede di metastatizzazione. In questi casi, l'EUS-RFA ha un ruolo quando le lesioni iniziano ad aumentare di volume. Nella mia esperienza ho trattato diverse lesioni metastatiche al pancreas da organi quali il colon e il polmone con ottimi risultati.

Non è pericoloso applicare calore ad un organo così delicato come il pancreas?

I dati della letteratura indicano che la procedura è molto sicura, con un basso tasso di complicanze. Quella più temuta, la pancreatite acuta, può essere prevenuta tramite l'utilizzo profilattico di farmaci antinfiammatori non steroidei per via rettale.

Cosa prevede per il futuro di questa metodica?

Credo fermamente che la possibilità di raggiungere in modo agevole sedi dell'organismo altrimenti difficilmente accessibili per altre vie, porterà all'espansione dell'utilizzo di questa tecnica. Una metodica che possiede anche la capacità di aumentare la risposta immunitaria contro gli antigeni tumorali, favorendo l'associazione con altre terapie oncologiche come gli immunoterapici. Potenziali target sono i tumori ginecologici recidivanti, poco responsivi alle terapie; i tumori renali metastatici che falliscono la prima linea di immunoterapico e potenzialmente molti altri tumori in cui l'immunoterapia sta diventando un trattamento di prima linea.